Ricordo di Rita Fossaceca
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Ho incontrato Rita Fossaceca tanti anni fa all'aeroporto di Malpensa. Partivamo insieme per una missione umanitaria organizzata dalla Forlife fondata da Alessandro Carriero. Non ci conoscevamo ma appena riconosciutici, con la fida Paola Lenghini, mi ha riempito la valigia di farmaci e mi ha detto col suo fare brusco ma col suo sorriso dolce indicando gli addetti del check-in, "Convincili che andiamo a fare del bene" . Da allora è nato un sogno da vivere insieme con progetti difficili in un mondo che ci accoglieva e ci ostacolava, con la lentezza burocratica, con la pigrizia del carattere, ma che ci riempiva di gioia con i sorrisi dei bambini, le risate delle nostre Maestre, l'impegno del nostro collaboratore là Listonny.Da allora abbiamo vissuto in simbiosi anche con Nicoletta Anzalone e quando ci incontravamo dopo brevi parole "scientifiche" parlavamo di Kenia, di scuole, di orfanotrofio, di infermeria, di scuole di mestieri, della Radiologia da costruire nell'Ospedale di Malindi, del matrimonio swahili di una nostra maestra, ma anche dei bambini, delle manie, delle cuoche, dei giardinieri, di tutto.Di andare là. E Rita era bella arrossata dal discutere, fervida nel perseguire, testarda nel proporre.Ed era bello lavorare insieme. Lei a credere, io a cercare soluzioni, Nicoletta a suggerire. È così i sogni sono pian piano diventati realtà: non solo edifici ma cuore, non solo orfani ma affetto materno, non solo mucche e polli ma dieta da arricchire.E ridevamo insieme delle nostre sconfitte là intorno a Watamu, almeno due volte l'anno per vedere se c'era amore nei luoghi, se c'era comprensione nelle difficoltà,se c'era sorriso nel grande impegno, se c'era serenità nella fatica.Rita Fossaceca non era soltanto una volontaria, ma una grande radiologa interventista che riportava l'acrobazia del gesto nel recinto dell'empatia col paziente, era una infaticabile didatta che insegnava il mestiere, esaltava la professione, e trascinava i suoi specializzandi nel difficile lavoro di medico creando la distinzione tra malato e malattia, sempre a favore del primo, e che li convinceva a venire con noi in Kenia, chè la medicina non era solo aghi e cateteri, ma sorriso, giochi e impegno per i meno fortunati. Ho tanto discusso con lei di vertebroplastiche e di Kenia, di ospedale e di pollai, di diagnosi difficili e di progetti di partire. Nicoletta ed io la accarezzavano nel suo impeto, la assecondavamo nell'aggredire i problemi, la frenavamo nei tempi troppo brevi.Ho trascorso tanto tempo con lei, sempre troppo poco. Era la mia sorellina impetuosa.Ce l'hanno rubata in quel momento magico, vissuto tante volte insieme, della fine del viaggio intriso della serenità dell'aver fatto tanto, e del già pensare alla nuova venuta, a ciò che era rimasto incompleto, ai nuovi sogni, alla vita dolce e tenera di quei venti bambini che avevano trovato in lei una madre laica, che riusciva a ritagliarsi tanto tempo per accudire e programmare loro una migliore vita.Rita è là che sorride dopo una giornata faticosa, dopo un polveroso giro, dopo una sudata trattativa, infaticabile medico e donna, madre dell'umanità degli ultimi.
Cosma Andreula